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SELEZIONE, GRANDE CERCA E CACCIA VERA

(nel racconto di una magnifica avventura)

Sembra un’accozzaglia di argomenti senza nesso e quasi una blasfemia accostare argomenti tanto diversi tra loro, ma proverò a tracciare un quadro che possa contenerli tutti. Come facevano gli alchimisti di un tempo.

La domanda banale, inflazionata e discussa così tanto a lungo che nessuno più ormai si pone la questione (come se fosse stata data una risposta esaustiva e condivisa da tutti) è la seguente: si può allevare una razza, per noi il Pointer e solo quello, selezionando in funzione delle caratteristiche di un cane, le massime espressioni di una razza e poi, solo dopo, decidere cosa fare con quel soggetto che mostrasse di avere le doti di razza espresse al massimo grado? Cioè la carriera di un cane dipende dal proprietario che lo indirizza verso la caccia piuttosto che verso le prove oppure sono così distinti i due cani da non potersi confondere, e quindi uno deve per forza solo cacciare e l’altro può solo correre le prove.

La mia posizione è questa: datemi un trialer conclamato e dopo un anno ve lo restituisco un gran cacciatore oppure prendetevi questo soggetto che con me viene a caccia con ottimi profitti che è bravo e potete farne un grande trialer.

Mi viene più facile, sarà per la mia scarsa familiarità con la scrittura, cominciare ad illustrare il mio pensiero con degli esempi.

Cominciamo prendendo ADA DI SAN PELLEGRINO, quella meravigliosa fattrice che, con slancio di generosità impagabile, mi ha donato tempo addietro il buon Franco Ferrari. Era un cane che per i suoi primi anni aveva solo avuto un dressaggio diretto alle prove a Grande Cerca. E’ finita nelle mie mani, come noto, ai primi di ottobre di alcuni anni fa.

Le prime uscite con ADA avevano una pianificazione meticolosa, tutte uguali le une alle altre con una costanza impressionante, si svolgevano pressappoco così: partenza per il luogo di perlustrazione con cane al guinzaglio che è l’alba, carico del fucile ai margini del bosco una volta raggiunto il luogo dove intendo cacciare, sgancio del cane per l’inizio della giornata di caccia, entusiasmo alle stelle per la partenza fiondata del mio nuovo cane, attesa di 45 minuti prima di poter rivedere da molto lontano il bel movimento e la grande iniziativa di ADA che ricompare alla mia vista, attesa per altri 45 minuti prima di intravedere ADA a qualche Km di distanza bella, elegante e…testarda inseguire i suoi incubi e così via fino a quando, stanco io, mai purtroppo il cane, decido che è l’ora di rientrare che per la giornata mi sono incazzato abbastanza e, in un modo o nell’altro riesco ad acciuffare il cane per tornare, mesto, verso casa.

Chi mi accompagnava diceva: bel coglione (letterale!!, è una persona che non usa mezzi termini) fai tanti Km per andare a prendere un cane dall’allevamento più rinomato e ti prendi un cane che ti farà sparare solo se….deciderai di accopparla con una schioppettata!! Questo è un mio amico cacciatore, il migliore di tutti, col quale mi accompagno da anni, che va in giro con un segugio-pointer che io chiamo segointer (anche perché quando voglio sfotterlo dopo una cattiva azione del suo cane gli dico: hai visto cosa ha combinato il tuo segone!!) che dopo la ferma scagna se solo un selvatico si azzarda a pedinare, fa quella che io ho battezzato la seguita-guidata (seguitata). Costui è anche proprietario di altri tre cani puri…bastardi ma che ha un senso del selvatico, lui il mio amico, ai limiti dell’umano che trova i selvatici in ogni luogo e con ogni tempo, gli basta portargli quella accozzaglia di cani dove dice lui per far mettere in ala in un modo o nell’altro i selvatici ed i suoi cani debbo dire che in questo sono maestri. E’ la persona che spara più di tutti dalle mie parti e non è un caso.

Mi ha dato dell’imbecille, e dico il vero, ma un cacciatore che mira solo al carniere non nota le piccole sfumature nel comportamento di un ausiliare. Non fa caso se il cane al guinzaglio (messogli con fatica) dopo che ha corso come un forsennato per fossi e roveti per 4-5 ore di fila senza fermarsi, te lo ritrovi ancora fresco che strappa il guinzaglio per la voglia di andare, non nota gli occhi ardenti di passione, per nulla affievolita dalla corsa sfrenata di chi vuole rivoltare il mondo. Ho sempre goduto di queste come di altre piccole cose nel valutare i cani e con ADA in particolare, perché mi davano la certezza che avrei fatto il cane in meno di quanto un osservatore superficiale, che badava solo al carniere, avrebbe creduto.

Per quella stagione di caccia sono andato quasi sempre da solo anche perché sceglievo i luoghi che avessero le strade trafficate a molti chilometri dal luogo di sgancio del cane. Mi sono anche divertito, soprattutto nei pomeriggi quando l’intervallo temporale tra gli avvistamenti della cagna si riduceva un pochino per via della stanchezza che cominciava ad affiorare nel cane, dico…cominciava!!!.

E’ un disastro, non puoi portare un trialer a caccia, i cani da gara sono un’altra cosa, ormai non vanno più a caccia, da generazioni corrono solamente, non hanno intelligenza perché nelle gare non serve l’intelligenza…dai non insistere che perdi tempo ecc.. sono tutte cose trite e ritrite, intrise di molto qualunquismo, cose che si dicono così per sentito dire e che si fanno proprie solo perché ci sembra che possano essere vere, quasi mai vissute di persona. E’ ciò che si sente normalmente in una qualsiasi discussione tra un garista (e non parlo solo di chi frequenta la grande cerca!!) ed un cacciatore.

Una persona che adora i cani, che non li vede solo come mero strumento per il carniere ma qualcosa di più, molto di più, nota anche tanti piccoli particolari come, dicevo, in primis l’intelligenza. Lei, la mia piccola ADA, che veniva da un mondo lontano anni luce dalla caccia doveva essere stupida ed invece……

La mia cagnina (scusa Franco se la chiamo mia, ma non riesco ad utilizzare altri termini per il profondo legame affettivo che mi lega oramai a quella che resta una tua creazione) in canile comprendeva subito un ordine che gli impartivo, la seconda volta che gli parlavo capiva già cosa fare, era meraviglioso viverci (in canile!!!!!) e siccome diventava ogni giorno più forte la simbiosi tra noi due, come potevo dar retta al mio compagno di caccia e disfarmi di un cane così intelligente? E poi, l’intelligenza è una dote fortemente trasmissibile, come ho potuto verificare frequentando i tuoi cani e la cosa mi intrigava ulteriormente.

Ho avuto ragione. Sapevo che se riuscivo a far comprendere ad ADA che il fine di tutto era l’abbattimento avrei avuto vita facile. Mi direte voi ma come si fa ad abbattere un selvatico con un cane che ti gira, se ti va bene, a diverse centinaia di metri dal fucile? Caparbietà, la sana testardaggine meridionale (a volte è utile); ho insistito fino a quando è capitata l’occasione, a beccacce che quell’anno erano pochissime e ci ho messo molto tempo, e poi nella successiva stagione a quaglie. E’ lì che si è compiuto il miracolo. Dopo pochi abbattimenti la cagnina si mette subito bene per il selvatico, diventa collegata anche cercando anche a 6-700 metri da me ma il terreno pianeggiante che trovo nei miei territori di quaglie agevolava il favorire di un collegamento differente rispetto a quello che era abituata ad avere col suo Dresseur.

Ora vorrei farvela vedere, un cane instancabile, che galoppa ancora instancabile (scusate se mi ripeto ma voglio proprio sottolineare questa bellissima caratteristica per un cane da caccia, la resistenza alla fatica!!) e ancora velocissima nella tarda mattinata pur se infuocata, con un olfatto eccezionale che gli fa fermare le quaglie ad una distanza per altri cani incredibile. Ma soprattutto, e qui il miracolo dell’intelligenza, ha capito che deve adattare il metodo di lavoro. Te la vedi avventatrice quando le condizioni glielo consentono ma anche dettagliare quando la piccola quaglia decide di non voler volare. Chi va ancora a caccia di quaglie selvatiche in terreni coperti non solo dalle stoppie ma anche da erbaccia alta fino al ginocchio (noi la chiamiamo faloppa e, se molto intricata, faloppaccia, il termine dialettale è indicativo della difficoltà del luogo), dicevo chi frequenta assiduamente questi selvatici e questo tipo di territorio sa bene che un cane per mettere in ala la piccola migratrice africana deve avere anche fasi di dettaglio nella sua azione di cerca. Certo ci ho messo del tempo per cercare di fargli capire che doveva mettere il naso in terra in certe situazioni. Non è bestemmiare, se vuoi sparare devi fare anche così, dico…anche perché qui interviene il cane intelligente e l’intelligenza che dobbiamo selezionare e fissare nei discendenti. Lo stesso cane avventa da lontano quando le condizioni lo permettono ma dettaglia quando serve.

Vi racconto un piccolo episodio, giuro l’ultimo: una mattina, come al solito ancora buio, il mio compagno di caccia arriva a casa mia, portando due suoi cani. Non sa che quella mattina andiamo fuori con un’altra persona che ci accompagna con altri due cani. Siamo in troppi per quel giorno, uomini e cani, ed allora decido di portare con me solo il piccolo GIOVE DI SAN PELLEGRINO (d’ora in poi diciamo DI MONTALE RANGONE), promettentissimo figlio di ADA e di quel meraviglioso campione che è stato MILORD di GROPPO. Mi sento dire: dai torniamo indietro che lascio a casa il mio segointer ma ADA non la puoi lasciare, senza non ci divertiamo!!!!!!

Avete capito benissimo, la persona che mira solo al carniere, il cacciatore incallito, infallibile era disposto a lasciare a casa il suo cane migliore (per lui) pur di uscire con ADA e di vederla all’opera…..era sempre la cagna per la quale lui stesso tanti mesi prima mi aveva dato del coglione!!!!

Et voilà la noblesse!!

In quel momento mi aveva certificato, lui che non conosce le genealogie e se ne frega di stile o di razze (che le miscela come più gli aggrata), che non legge le riviste cinofile, mi aveva certificato che un trialer è un super cane da caccia, che puoi utilizzare anche a quaglie selvatiche (eravamo diretti proprio a quaglie) con lo stesso profitto di un cane qualsiasi addestrato e selezionato (passatemi il termine selezionato per SEGOINTER) solo per quello scopo: la caccia ed il carniere.

ADA era meglio di SEGOINTER perché, pur nella equivalenza della concretezza venatoria, garantisce la prestazione per l’intera giornata!!! E’ costruita meglio ed è stata selezionata in funzione della mentalità, della grande mentalità trialer che puoi mettere al servizio del singolo turno di 15 minuti, e ti procura emozioni incredibili, oppure puoi mettere al servizio di una giornata di caccia e ti fa…stancare, se non sei allenato. Con questi cani ti permetti il lusso di interrompere la cacciata quando decidi tu, mai perché il cane è sfinito.

Non aspettate, voi che avete per le mani un vero trialer, di vederlo stanco per terminare la giornata, non avverrà mai e se non siete allenati, fidatevi, vi sorprenderete stanchi voi stessi mentre il vostro cane ancora fresco cerca come se appena sganciato.

In queste note ho scritto molte volte dell’intelligenza e, forse, solo di quella come l’amalgama che tiene insieme mentalità trialer e caccia cacciata su selvatici naturali. E’ chiaro che nella selezione di una razza si deve tener conto di tutte le caratteristiche, quelle peculiari della razza stessa, che ne determinano lo stile, e le caratteristiche che sono comuni a tutte le razze, che ne fanno l’ausiliare.

Molte volte sento obiettare che dei trialer non puoi portarli a caccia perché la selezione è fatta in funzione di altre cose e, dai oggi e dai domani, va a finire che diventano due razze distinte, il cane da gara ed il cane da caccia.

E’ matematico, in un sistema complesso un parametro in più non aumenta le difficoltà solo di una volta in più ma le combinazioni seguono una regola purtroppo esponenziale, quindi mettendo un paramentro in più nella già difficile opera di selezione e miglioramento di una razza (dove per parametro si deve intendere una delle caratteristiche che noi guardiamo ed auspichiamo in un cane quali la ferma, il movimento, l’istinto venatorio, ecc.) , le cose si complicano in maniera esponenziale. Questo parametro in più che dobbiamo tenere in considerazione in maniera assoluta, imprescindibile in una qualsiasi opera di selezione, è l’intelligenza. Oggi ancora di più perche i cani, pur partendo dallo stesso istinto predatorio e dallo stesso modo di approcciare la selvaggina, sono sempre più utilizzati in prova e sempre meno in caccia. Abbiamo il dovere di provarci e, se i risultati sono poi quelli che ho ottenuto io, avremo anche il piacere moltiplicato in maniera esponenziale!!!

Quindi, tornando per un attimo alla mia domanda iniziale, posso affermare, per quel che è la mia poca esperienza, che la carriera di un cane dotato da madre natura di tutti i mezzi necessari per primeggiare può brillantemente correre in grande cerca oppure primeggiare in caccia cacciata. Deve solo essere dotato della intelligenza che gli faccia capire cosa pretendiamo da lui affinché possa svolgere il lavoro ne migliore dei modi e secondo il suo stile. Se poi a dieci-dodici mesi lo indirizziamo verso la caccia oppure verso una carriera agonistica fa poca differenza.

Altra cosa sono i cani che fanno contemporaneamente entrambe le cose, ma qui ci addentriamo in un argomento che meriterebbe una trattazione a parte.

Tutta la modesta trattazione fin qui esposta è stata imperniata sui risultati venatori raggiunti con ADA, potreste obiettare che ADA non sarà il conclamato trialer vincitore di tutto da prendere ad esempio per cui tutta la trattazione potrebbe essere falsata dalle reali caratteristiche della cagna, è vero in questo dovete fidarvi di me, ma credetemi, sono riuscito a plasmare un cane con una mentalità superiore, se preferite che utilizzi questo termine per ADA, ed a renderlo perfetto per la caccia cacciata; mi è bastato solo aver pazienza ed assecondare l’intelligenza naturale della cagnina.

Una domanda che viene spontanea a questo punto della trattazione è: perché insistere tanto per andare a caccia per forza con un trialer e non farne due razze, una per la caccia ed una per le prove?

Se avessi preso invece che ADA un cane semplicemente da caccia, quindi più contenuto nell’animus avrei avuto vita facile fin da subito senza spendere energie per plasmare ADA alla caccia. Vero ma poi? In futuro? E’ importante tenere a mente che non sempre i cani riproducono se stessi, a volte migliorano la prole, poche volte, a volte la peggiorano, molte volte. Questo vale soprattutto per la mentalità. Partendo da riproduttori con grande mentalità, se la cucciolata viene male, non è centrata come si dice, i cani che vengono fuori hanno un animus inferiore, sono perfetti per la caccia vera ma poi? Se si ripete l’esperimento a lungo andare cosa ci resta in mano? Dei cani che non hanno voglia di andare, buoni solo per il salotto o per i cacciatori della domenica mattina. Allora è sempre meglio pretendere il massimo, si fanno due cose utili contemporaneamente: in primis si migliorano le razze e secondo se le cose non vanno secondo le aspettative non si scartano i prodotti per inettitudine ma si avranno degli ottimi ausiliari da caccia che possono essere utilizzati a loro volta per delle cucciolate mirate, e non è poco!!

All'aspetto tecnico-selettivo si deve aggiungere il gusto di cacciare con un trialer mai domo, inesauribile, che ti entusiasma con la sua classe.........è come assistere ad una partita di calcio di una squadra qualunque o di una squadra piena di fuoriclasse. Possono vincere entrambe 2-0 ma il gusto, le emozioni, la azioni a cui si assistono possono mai essere le stesse? Anche a pari risultato. Ecco per noi cacciare con un trialer, oltre che per le finalità tecnico-selettive che perseguiamo, è come per un tifoso assistere alle partite del Milan o della Juve piuttosto che alle partite della squadra dell’oratorio sotto casa. Puoi vedere lo stesso numero di Goal ma averne emozioni completamente diverse. Spero di aver risposto al dubbio.

Il punto in questione è come, nella selezione di una razza, si può utilizzare proficuamente un campione trialer senza tema di trovarsi per le mani una cosa inservibile per lo scopo che ci prefiggiamo.

BISOGNA SELEZIONARE SULL’INTELLIGENZA!!!!

L’intelligenza la mostra un campione che dopo i primi anni passati in mano ad un Dresseur comincia a sciorinare risultati in continuazione con una buona continuità. Almeno significa che un cane mostra di aver capito dove dimora la selvaggina, ci finisce sopra consapevolmente e la inchioda in ferma. non la mostrano certo i campioni che in 4-5 anni di carriera fanno solo un paio di CACIT tanto per essere proclamati Campioni Internazionali Trialer al pari di altri,pur se hanno corso tutta la vita senza aver mai incontrato o, peggio, senza aver fermato nulla.

Voi lo terreste un cane che in 5-6 anni di caccia vi abbia fatto sparare solo due o tre beccacce? Lo fareste riprodurre? Non credo, perché nella migliore delle ipotesi è un fesso e se mi capita la sfortuna di avercelo tra le mani al più me lo tengo per compagnia ma non cerco di riprodurre quel cane a meno che anche io non sia ..........

Quindi ben venga, nella selezione di una razza, l’utilizzo di cani che calcano il mondo delle prove. Questo garantisce un indubbio apporto in termini stilistici e mentalità che non si può avere (è più difficile, meglio) se si prendono riproduttori che provengono dalla caccia perché sono caratteristiche non sempre tenute in gran conto dai cacciatori e sulle quali è facile confondersi, meglio fidarsi dei giudizi di esperti giudici. Ma non bisogna trascurare, nella scelta dei riproduttori, di guardare alla concretezza. Un Pointer è pur sempre un cane da caccia e come tale deve fermare, sempre, ovunque e fermare bene!!! Questo è lo spettacolo del cinofilo unito al divertimento del cacciatore, semplicemente il massimo. Andare a caccia con un bel cane, stilista dal movimento impeccabile ma che non ferma se non due volte l'anno è come andare a letto con una bellissima donna e.....passare la notte a chiacchierare di politica.

Sospetto che, se la pensate come me, resterebbe l'amaro in bocca!!!!!!!

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